La Teoria delle Attività Routinarie (Routine Activity Theory), sviluppata da Lawrence Cohen e Marcus Felson, è una delle principali teorie che fanno capo alla cosiddetta “criminologia ambientale”, cioè di un approccio criminologico che si focalizza sullo spazio e le condizioni in cui si realizza un fatto di reato.
Secondo la Teoria delle Attività Routinarie, perché si compia un reato (in particolare predatorio), devono verificarsi tre condizioni nello stesso momento e nello stesso luogo:
- La disponibilità di un bersaglio (target) adeguato
- L’assenza di un controllore idoneo a prevenire l’evento criminale
- La presenza di un potenziale aggressore motivato
a) Il bersaglio (target) adeguato
La prima condizione perché un crimine sia commesso, è che sia disponibile un bersaglio (target) adeguato. Il termine bersaglio (target) non è casuale, ma è stato scelto consapevolmente, al posto di altre parole quali vittima, proprio per sottolineare l’ampiezza del concetto.
Gli autori individuano infatti tre categorie principali di bersagli (target):
- Una persona
- Un oggetto
- Un luogo
Il bersaglio (target) deve essere inoltre adeguato: c’è infatti una grande abbondanza di potenziali obiettivi criminali, ma non tutti sono adeguati. Per esemplificare l’adeguatezza, sono spesso utilizzati due acronimi:
- VIVA (Value, Inertia, Visibility, Access): Valore, Inerzia, Visibilità, Accessibilità
- CRAVED (Concealable, Removable, Available, Valuable, Enjoyable, Disposable): Nascondibile, Rimuovibile, Disponibile, Prezioso, Godibile, Utilizzabile
b) Assenza di un controllore efficace
La seconda condizione è che sia assente un controllore idoneo a prevenire l’evento.
Un controllore adeguato solitamente è una persona, la cui mera presenza dissuade potenziali aggressori dal commettere l’atto. Un controllore adeguato può anche essere una telecamera a circuito chiuso, a patto che qualcuno stia monitorando le immagini (salvo eventuali effetti di deterrenza dovuti al timore di essere perseguibili in seguito grazie all’utilizzo delle immagini registrate).
Alcuni esempi di controllori adeguati:
- Pattuglie di forze dell’ordine
- Vigilanza privata
- Volontari o gruppi di quartiere
- Portinai
- Residenti e frequentatori dello spazio
- Vicini di casa
- Sistemi di telecamere a circuito chiuso
Alcuni dei controllori sono formalmente riconosciuti e hanno un ruolo intenzionale, come la vigilanza privata; altri sono informali e involontari, come i vicini di casa.
È anche possibile che un controllore sia presente, ma non efficace. Ad esempio, le telecamere a circuito chiuso non fungono da controllori adeguati se predisposte male o puntanti in direzione sbagliata. Lo staff può essere presente in un negozio, ma non avere addestramento o consapevolezza sufficienti per rappresentare un deterrente efficace.
c) Potenziali aggressori
Quando un bersaglio adeguato non è protetto da un controllore efficace, c’è una possibilità che un crimine abbia luogo. L’elemento finale in questo quadro è naturalmente che sia presente un potenziale aggressore.
L’approccio della Teoria delle Attività Routinarie guarda al crimine dal punto di vista dell’aggressore. Un crimine sarà commesso solamente se un potenziale aggressore ritiene che un bersaglio sia adeguato e un controllore efficace sia assente. È la valutazione della situazione da parte dell’aggressore che determina se il crimine avrà luogo.
Approfondimenti
Felson, M. and R.V. Clarke (1998). Opportunity Makes the Thief . Police Research Series, Paper 98. Policing and Reducing Crime Unit, Research, Development and Statistics Directorate. London: Home Office.