L’ISTAT ha reso noti i risultati dell’indagine, condotta telefonicamente nell’anno 2008/2009, sulla ‘Sicurezza dei cittadini’ sul luogo di lavoro su un campione di 60 mila famiglie. 2 milioni e 633 mila persone in Italia, cioè il 9% dei 29 milioni e 128 mila lavoratori dichiara di aver sofferto vessazioni, privazioni dei compiti, persecuzioni e demansionamenti. A subire maggiormente sono le donne: il 9,9% di esse ha infatti dichiarato di aver subito una o più volte al mese per almeno sei mesi tali vessazioni o per meno di sei mesi ma con una forte frequenza.
Dai dati emerge, inoltre, che oltre la metà delle donne italiane tra i 14 e i 65 anni ha subito nell’arco della vita almeno una molestia sessuale; più di 10 milioni, equivalente al 51,8% delle donne, ha subito molestie fisiche, molestie verbali, telefonate oscene, pedinamenti e ricatti sessuali nell’ambito lavorativo. Le più esposte sono le donne che abitano nei centri delle aree metropolitane (64,9%) e nei comuni periferici delle stesse (58%).
La probabilità di subire una molestia è doppia rispetto alla media per le ragazze tra i 14 ed i 24 anni (38,6%), specie se laureate o diplomate, seguite dalle 25-34enni (29,5%): le donne con il tasso di vittimizzazione più basso hanno infatti la licenza elementare.
Si registrano frequentemente ricatti sessuali per carriera e per assunzione: ripetuti quotidianamente o più volte alla settimana, nell’ 81,7% dei casi la vittima non racconta la richiesta di disponibilità ai colleghi, né tantomeno alle forze dell’ordine. Si preferisce, infatti, celare l’esperienza dietro la falsa motivazione della scarsa gravità dell’episodio (28,4%); dicendo di essersela cavata da sole o con l’aiuto di familiari (23,9%); mostrando sfiducia nelle forze dell’ordine, spesso impossibilitate nell’agire (20,4%); nascondendosi dietro la paura di esser giudicate o trattate male al momento della denuncia (15,1%).
Tra le donne vessate che hanno risposto al quesito, il 57,2 % ha volontariamente cambiato lavoro o ha rinunciato alla carriera, il 2,5% è stata licenziata, il 3,3% ha continuato a lavorare nello stesso posto come se niente fosse, il 2,7% si è messa in malattia, mentre nel 3,8% dei casi non vi sono stati cambiamenti di sorta.
L’indagine, però, ha anche permesso di evidenziare un lato positivo, ovvero il calo, rispetto a dieci anni fa, delle molestie sessuali.